Alcune sensazioni raccolte in un testo scritto dopo aver effettuato il reportage sull’Aquila
“I silenzi assoluti dell’Aquila di oggi sono imbarazzanti, interminabili. Ogni tanto si sente il rumore di qualche operaio che lavora per recuperare quello che si può da alcuni palazzi storici ridotti ormai ad un ammasso di travi e ponteggi che li tengono su come pezzi di un fragile puzzle, spezza questa monotonia…..
Manca la gente, manca la spina vitale di un’economia che non c’è più. Anche gli operai sono rimasti in pochi. I palazzi sono ormai messi tutti in sicurezza (anche troppo…). Alcune squadre di tecnici stanno monitorando la situazione statica degli edifici. Molti sono praticamente da abbattere. Camminando da solo tra le poche vie aperte al di fuori della zona rossa, mi chiedo come si possa ricostruire un centro storico così vasto, quale governo avrà mai a disposizione tanti soldi per far rinascere l’Aquila.
….. Alcuni manichini, appoggiati in fila all’interno di un negozio, sono nudi. Nudi come questa città che a fatica cerca di rivivere.
Rimane però nella forza dei commercianti che hanno riaperto la speranza di vedere, un giorno, l’Aquila rinascere.”
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